Orti e palloni

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Torniamo a rileggere il nostro passato attraverso le vicende del pallone

Il tratto sud-orientale delle mura di Empoli, poi occupato dall’Ospedale di Empoli (1° metà XVIII secolo)

Abbiamo dedicato l’ultimo numero della nostra rivista ai giochi e alle feste pubbliche che si tenevano ad Empoli nel passato. Le pagine pubblicate condensano le tante informazioni reperite nel corso delle ricerche archivistiche, che spesso permettono di riportare alla luce in maniera del tutto fortuita episodi a volte poco rilevanti per la ‘grande storia’ ma molto utili a dare il senso della vita quotidiana del passato.

Scoprirli in questi giorni così particolari per la nostra comunità può essere di aiuto a superare il disagio della permanenza a casa offrendoci l’opportunità di riappropriarci un po’ del passato del nostro territorio. Leggi tutto

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La vera storia di Piazza Gramsci*

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ASCE, Archivio fotografico empolese, VI/459, Piazza Gramsci, anni '30 del XX secolo
ASCE, Archivio fotografico empolese, VI/459, Piazza Gramsci, anni ’30 del XX secolo

Con il completamento dei lavori di costruzione dei nuovi quartieri limitrofi al centro cittadino – Bisarnella, via lungo la ferrovia, Cascine e case popolari di San Rocco – nei primi mesi del 1931 si rese necessario provvedere alla denominazione delle nuove strade attenendosi alle indicazioni fornite dalla legge sulla toponomastica del 1927. Al vicepodestà Emilio Comparini e al professor Vittorio Fabiani fu affidato il compito di individuare quei personaggi ‘benemeritati dalla nazione’ legati alle vicende della comunità empolese cui intitolare le strade di nuova costruzione in modo da «perpetuare la memoria di cose e persone della città, meritevoli di essere tramandate ai posteri, per modo che ogni Terra abbia, anche in questo particolare dell’odonomastica, una sua speciale fisionomia ed offra il destro di rievocare pagine non ingloriose del proprio passato, sia prossimo che lontano»[1].

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L’alluvione del 1844 nel territorio empolese (In margine alle iniziative sui 50 anni dell’alluvione del 1966)

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ASCE, Preunitario, Comunità

I momenti drammatici dell’alluvione del 3 dicembre 1844, una delle più disastrose nella storia del nostro territorio, nelle parole dell’allora ingegnere di circondario (una sorta di ufficio tecnico dell’epoca) Giovanni Veneziani, sono già stati pubblicati da Paolo Santini nel volume: Spicchio un borgo sull’Arno (Fucecchio, Edizioni dell’Erba, 2007), insieme ad una generale descrizione dei luoghi di tracimazione e rottura degli argini.
Qui vogliamo segnalare l’esistenza nell’archivio storico comunale (Preunitario, Comunità) di un “prospetto” a stampa, conservato in più copie, che elenca nominalmente tutte le persone che rimasero danneggiate, la natura precisa e l’entità dei danni, nonché un elenco dei soccorsi ricevuti e dei modi scelti caso per caso per rifondere i danni.

Il “Prospetto” è opera della Commissione di beneficenza a favore dei poveri danneggiati dalla straordinaria inondazione del 3 novembre 1844, istituita con il compito di raccogliere oblazioni da parte di privati e altri enti. Era composta dal Gonfaloniere in carica marchese Cosimo Ridolfi (Presidente), dal proposto Giuseppe Bonistalli (Vicepresidente), dai deputati Antonio Vannucci, Amadeo Del Vivo, Pasquale Novelli, Francesco Manetti e dal Cappellano Giuseppe Michi (segretario).
La commissione lavorò alacremente e, dati i mezzi tecnici dell’epoca, conseguì risultati straordinari:
alla fine di gennaio 1845 i danni erano già stati stimati ed indennizzati ed era già pronto e stampato il “Prospetto” di cui si è detto.
I danneggiati erano stati divisi per parrocchia. Le parrocchie dove si erano registrati i danni erano le seguenti: Marcignana, Pagnana, Avane, Tinaja, San Michele a Pontorme, San Martino a Pontorme, Santa Maria a Ripa e Cortenuova. Sotto ogni parrocchia è riportato l’elenco alfabetico delle persone danneggiate, la loro professione, e gli oggetti perduti con il loro valore e infine le modalità con cui sono stati riparati o rifusi i danni.

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Aspettando Becuccio. Appuntamento al Museo del vetro di Empoli, 31 marzo 2017

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Andrea del Sarto, Pala di Gambassi, Firenze – Galleria di Palazzo Pitti (fonte: Wikipedia)

Nell’attesa di conoscere le ultime novità in merito all’inedita ricerca che Franco Ciappi e Silvano Mori, della Società Storica della Valdelsa, stanno portando avanti intorno alla figura del famoso vetraio gambassino noto come Becuccio bicchieraio – i cui primi risultati saranno anticipati nell’incontro di venerdì prossimo al Museo del Vetro di Empoli – proviamo a solleticare la curiosità dei nostri lettori recuperando qualche notizia intorno a questo personaggio.

Becuccio bicchieraio è noto agli storici dell’arte perché ricordato per ben due volte nelle Vite del Vasari: innanzitutto quale committente della famosa Pala di Gambassi realizzata da Andrea del Sarto, «amicissimo suo», per il convento delle monache benedettine dei Santi Lorenzo ed Onofrio, appena fuori del castello – appunto – di Gambassi, nella cui predella «ritrasse al naturale esso Becuccio e la moglie», quindi nella Vita del Pontormo che – a detta di Vasari –«ritrasse in uno stesso quadro due suoi amicissimi: l’uno fu il genero di Becuccio bicchieraio et un altro del quale parimenti non so il nome». La maestosa pala di Andrea del Sarto, databile al 1527-28, si conserva oggi nella Galleria Palatina di Firenze, mentre la coppia di ritratti della predella è stata identificata da Alessandro Conti con i due ritratti sarteschi dell’Art Institut di Chicago (A. Conti, Andrea del Sarto e Becuccio bicchieraio, «Prospettiva», 33-36 (1983-1984). Pp. 161-165). Il doppio ritratto del Pontormo ricordato nella vita del Carrucci si ritiene che debba identificarsi con quello della Fondazione Cini di Venezia, che recentemente è stato esposto alla mostra che Palazzo Strozzi ha dedicato al pittore pontormese e al suo comprimario, Rosso Fiorentino, Pontormo e Rosso Fiorentino. Divergenti vie della ‘maniera’ (Firenze, Palazzo Strozzi 8 marzo – 20 luglio 2014).

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Aggiunte intorno a Luca Manzuoli: da frate a cardinale

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foto-lunarioUn ‘diario in rete’, quello che in termini informatici – ormai familiari anche ai non addetti ai lavori – definiamo un blog, vive del costante contributo della sua comunità di lettori.
È con piacere che accogliamo e condiviamo con il nostro pubblico le ricerche del signor Boreno Borsari intorno al cardinal Laborante, importante prelato originario di Pontorme, al quale nelle scorse settimane abbiamo dedicato un post.
La ricerca bibliografica enumera una serie di brevi citazioni da testi di varia natura, nei quali è stato possibile rintracciare le scarne notizie riferibili a questo personaggio, in molti casi riutilizzate nelle diverse fonti ma in ogni caso utili a sottolineare l’importanza del Laborante e il contesto storico nel quale è vissuto.
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Save the date! 10 febbraio 2017. Presentazione del nuovo numero della rivista Quaderni d’Archivio. Protagonista l’Arno

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Non poteva essere altrimenti. Nell’anno del cinquantesimo anniversario della tragica alluvione che il 4 novembre 1966 colpì Firenze e gran parte del Valdarno, la redazione di Quaderni d’Archivio ha voluto dedicare la parte monografica della rivista all’Arno, indiscusso protagonista delle innumerevoli iniziative che negli ultimi mesi del 2016 hanno rievocato quei dolorosi momenti.
I saggi raccolti nel nuovo numero della rivista dell’Associazione Amici dell’Archivio Storico di Empoli, Governare l’Arno. Uso delle acque e interventi di regimazione tra XV e XVIII secolo, non sono dedicati all’alluvione del 1966 ma partono da quell’evento per indagare – come ha sottolineato V. Arrighi nell’introduzione – «aspetti e momenti diversi della “politica delle acque” messa in atto nella nostra zona in vari momenti del nostro passato», facendo il punto sugli studi intorno all’uso delle acque fluviali nel nostro territorio.

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Spigolature intorno a personaggi pontormesi: il frate Luca Manzuoli

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Ritratto di Luca Manzuoli da Pontormo, Zocchi Giuseppe disegnatore; Allegrini Francesco, incisore. Arezzo, Fraternita dei Laici, Collezione Bartolini

Rievocazioni storiche e cortei in costume possono contribuire proficuamente alla riscoperta della storia di una comunità, come dimostra ogni anno l’appuntamento con il volo del ciuco e il relativo corteo di figuranti che sfila per le vie del centro di Empoli.

Il corteo storico organizzato in occasione di ‘Pontorme in festa’ ci ha offerto, ad esempio, lo spunto per riparlare di alcuni personaggi poco conosciuti, se non dimenticati, come il Cardinal Laborante, cui si pensava addirittura di intitolare una strada. Leggi tutto

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L’alluvione del 1966: racconto di Annunziata “Fedora” Mancini di Brusciana per ricordare il padre Palmiro travolto dalla piena dell’Elsa

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Gli edifici di Ponte a Elsa dopo che l’acqua si è ritirata (ASCE, Archivio Fotografico)

La mostra Empoli, i giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966, allestita a Avane nello spazio della Vela Margherita Hack fino al 13 novembre, dopo la permanenza nei due plessi della scuola media Busoni Vanghetti, sarà visitabile a partire dalla prossima settimana in alcuni Circoli Arci dell’Empolese Valdelsa: un’opportunità per ampliarne la fruizione anche nelle frazioni periferiche.

Il primo circolo che ospiterà la mostra sarà quello di Ponte a Elsa.

Nell’ondata di piena dell’Elsa del 4 novembre  1966 perse la vita Palmiro Mancini di Brusciana. La figlia Annunziata “Fedora”, oggi novantatreenne, ha condiviso il ricordo di quella tragedia scrivendo il suo racconto-testimonianza, pubblicato nel volume curato dall’Associazione per l’Arno L’Arno raccontato: tra cronaca e immaginario, 1966-2006 (Tagete, 2006).

“La Valdelsa

Era il 4 novembre 1966, un venerdì sera alle ore 18.30 circa, dopo tanti giorni di pioggia. La furia delle acque ruppe gli argini e in poco tempo tutto fu invaso. I campi furono dissestati, le piante sbarbate, ed anche la ferrovia Empoli-Siena fu trascinata dalla grande corrente. Mio padre, Palmiro Mancini, un mediatore di vino molto conosciuto che abitava a Brusciana, aveva appena accompagnato alcuni camionisti di La Spezia in albergo perché le condizioni del tempo non permettevano il loro rientro a casa. Mentre tornava alla sua abitazione decise di passare lungo i binari, sentendosi più al sicuro.

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Una mostra per ricordare: “Empoli. I giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966”

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Manifesto mostraL’Archivio storico Per i 50 anni dall’alluvione del 1966

Empoli. I giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966

4-13 novembre: orario: 17,00-19.30

La Vela – Margherita Hack, Via Magolo 32 – Avane

Inaugurazione: 4 novembre. ore 17,30

 

L’archivio storico di Empoli ha messo a disposizione materiale documentario e immagini per ricostruire attraverso una mostra questo evento drammatico – l’alluvione del 1966 – che interessò insieme a Firenze molti territori del bacino dell’Arno e dei suoi affluenti. Anche Empoli subì pesanti danni e ci furono anche due vittime.

La mostra Empoli. I giorni dell’alluvione. Cinquant’anni dal 1966 sarà allestita presso la Vela Margherita Hack di Avane, che fu tra le frazioni maggiormente colpite dall’alluvione, insieme a Santa Maria, Pagnana, Riottoli, Marcignana, Ponte a Elsa e Brusciana.

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ASCE, Archivio fotografico

Nella mostra sono rappresentate le varie località invase dall’acqua e dal fango, i mezzi di soccorso, le fabbriche e le abitazioni danneggiate e poi ripulite, il cedimento del ponte sull’Arno e il suo attraversamento con il traghetto o sul ponte di barche. Saranno poi esposte foto originali di Piero Caponi, alcuni manifesti emessi dall’Amministrazione comunale nei giorni dell’emergenza e articoli dei quotidiani.

Nel manifesto del 9 novembre, firmato dal Sindaco Mario Assirelli, si riassumono le enormi difficoltà in cui si vennero a trovare le persone che abitavano nelle zone più colpite e costrette a lasciare le proprie abitazioni e si delineano le azioni che furono intraprese per prestare i necessari soccorsi per uscire dall’emergenza, anche appellandosi alla collaborazione e alla solidarietà della cittadinanza.

arno1Una seconda sezione della mostra è dedicata al fiume Arno, alla sua storia e alle alluvioni che nel tempo si sono verificate.

 

Le altre iniziative:

19 novembre, ore 17,30
Cenacolo degli Agostiniani

Giuseppina Carla Romby (Università di Firenze) presenta il volume di Saida Grifoni Lungo l’Arno. Paesaggi, storia e culture, (Aska edizioni, 2016)

Gennaio 2017, giorno da definire

Presentazione del 6° numero della rivista degli Amici dell’Archivio storico «Quaderni d’Archivio», dal titolo Governare l’Arno: un contributo all’approfondimento del complesso rapporto da sempre intercorso tra Empoli e l’Arno.
Da una prospettiva storica i diversi interventi analizzeranno non solo gli aspetti distruttivi determinati dalla vicinanza del fiume – da cui l’esigenza di regimare il corso d’acqua – ma anche i vantaggi arrecati alla comunità empolese con lo sviluppo delle attività commerciali, industriali e artigianali, quali concerie, tintorie e manifatture tessili, che sono stati  per secoli settori trainanti dell’economia locale.

 

Le iniziative sono inserite nel percorso Un fiume di libri
condiviso e organizzato dalle reti documentarie Reanet e Bibliolandia

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Due Pontormesi del passato nel segno di una strada: il cardinale Laborante e Adolfo Scardigli

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Pianta dell’imposizione dell’Orme in spalla destra, Angelo Maria Mascagni, 25 febbraio 1752 (copia fatta da Francesco Bombicci nel 1764), dettaglio – ASCE, Archivio ex Consorzi Idraulici Riuniti di Empoli. Riproduzione fotografica di Nilo Capretti e Vincenzo Mollica

Chi ha assistito al corteo storico medievale che ha percorso le strade di Pontorme in occasione dell’ultima edizione di “Pontorme in festa” avrà senz’altro notato la presenza tra i figuranti in costume d’epoca di un curioso personaggio in abito cardinalizio. Si trattava del Cardinale Laborante che il georgofilo Emanuele Repetti nel suo Dizionario geografico fisico storico della Toscana ricorda come uno degli «uomini illustri» nativi di Pontorme che «fiorì nel secolo XII, e di cui sebbene non si conosca il casato, si sa peraltro a confessione sua, ch’egli era nativo di Pontormo».

 

Poco è rimasto nella memoria popolare di questo illustre personaggio del passato originario, appunto, di Pontorme, dove nacque tra il 1120 e 1125. Le poche notizie a lui relative lo ricordano studente di teologia a Parigi, dove ottenne il titolo di magister, ed esperto di giurisprudenza. Fu nominato cardinale da papa Alessandro III che lo incaricò di svolgere alcune legazioni nell’Italia centro-settentrionale. Ulteriori informazioni possono essere rintracciate nella voce del Dizionario Biografico degli Italiani curata da Luca Loschiavo [Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 62 (2004), ad vocem].

Tra i cosiddetti addetti ai lavori il nome del prelato non doveva però essere del tutto misconosciuto se ne ritroviamo traccia tra le pagine del carteggio comunale relative al progetto di revisione della toponomastica stradale del comune di Empoli del 1931 (ASCE, Postunitario, 3/415, 1932) che prevedeva la denominazione di alcune nuove vie della città. La commissione comunale aveva affidato la scelta dei nomi dei personaggi storici cui dedicare le nuove strade a Emilio Comparini e Vittorio Fabiani che attesero al loro compito con l’obiettivo di «perpetuare la memoria di cose e persone della città, meritevoli di essere tramandate ai posteri […] e rievocare pagine non ingloriose del proprio passato» (ivi, lettera del 17 febbraio 1931). Nella relazione conclusiva i due eruditi suggerivano, tra le molte proposte, di sostituire il nome di Ferruccio Busoni alla via «normale alla strada che conduce alla frazione di Pontorme», cioè l’attuale via Busoni, con quello «illustre del Cardinale Laborante che, con Alessandro Marchetti e Jacopo Carrucci, è ricordato come uno dei Pontormesi più insigni».

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ASFi, Catasto generale Toscano, 1820, Empoli, sezione Cortenuova (da Castore Catasti Storici Regionali http://web.rete.toscana.it/castoreapp/) – dettaglio con individuazione della località Ripaiola

La proposta non sembra aver avuto seguito e la delusione della ‘popolazione di Pontorme’ venne raccolta da Adolfo Scardigli che inoltrò al Podestà di Empoli una nuova richiesta volta ad inserire il nome di Laborante nella toponomastica cittadina.

Merita fare a questo punto una piccola digressione riferendo alcune notizie intorno al maestro Scardigli, anch’egli personaggio quasi del tutto dimenticato. Riportiamo poche notiziei tratte dal necrologio pubblicato sulla Miscellanea Storica della Valdelsa [MSV, XL, 116-117 (1932), pp. 146-147]:«Il 12 gennaio 1932 moriva in Pontorme, dov’era nato l’8 giugno 1862, il nostro valente consocio cav. m° Adolfo Scadigli. Fu insegnante nelle Scuole Comunali di Empoli, Vice Giudice Conciliatore, fondatore e primo Presidente, poi Segretario della Confraternita della Misericordia di Pontorme, Segretario della Società di Tiro a Segno e della Scuola di Avviamento al lavoro di Empoli, Presidente della Sezione delle Madri e Vedove di Guerra, Segretario della Sezione dell’Opera Maternità e Infanzia, fece parte del Consiglio Scolastico Provinciale e dell’Accademia Empolese di Scienze. Dopo quarant’anni d’insegnamento, fu insignito della medaglia d’oro pei benemeriti dell’istruzione. D’intelligente, instancabile attività nei molteplici uffici privati e pubblici che ricoprì, godette di larga stima ed affetto, specialmente nel suo caro castello di Pontorme, dei cui interessi morali e materiali, fu sempre strenuo propugnatore. Devoto amico di Renato Fucini, scrisse su di lui interessanti pagine che di recente videro la luce nella nostra rassegna (Carducci e Fucini in Empoli, in Miscellanea, a. XXXVIII) più volte percosso dal dolore, lo sostenne virilmente come quando perdette in guerra l’adorato figlio, capitano Virgilio, medaglia d’argento al valore. In sua memoria è stato pubblicato (Empoli, Tip. Lambruschini) un ritratto e cenni biografici dell’Estinto, nobili parole di prefazione dal prof. V. Fabiani e i discorsi pronunziati durante i solenni funerali dagli amici G. Rosselli e F. Mostardini». Aggiungiamo che fu anche autore di un opuscoletto intitolato Uomini illustri di Pontorme edito nel 1898 dalla tipografia Traversari di Empoli.

Ritornando alle questioni toponomastiche, lo Scardigli suggeriva che il «nome del Cardinale illustre sia dato ad una via del vecchio Castello di Pontorme e precisamente a quella del giro delle mura dalla parte levante-mezzogiorno, a partire dalla casa del Signor Giani, già palazzo Dragoni, e che conduce a S. Martino facendo capo nuovamente alla via provinciale in località detta “Ripaiola”. […] L’illustre porporato, che godé la fiducia e la stima del papa Alessandro III (il quale lo creò cardinale nel settembre del 1173) e morì sotto il pontificato di Clemente III, è degno di essere ricordato insieme a Iacopo Carrucci detto “Il Pontormo” e ad Alessandro Marchetti, due nomi che onorarono, non soltanto il paese nativo, ma anche la Terra di Empoli» (ASCE, Postunitario, 3/415, 1932, Adolfo Scardigli al Podestà di Empoli, Pontorme 23 aprile 1931). Un promemoria del 17 giugno dello stesso anno annotava come l’attribuzione del nome di «via Cardinale Laborante all’attuale Giro delle mura in Pontorme» fosse stata procrastinata alla successiva deliberazione suppletiva sulla toponomastica. Un suggerimento che però rimase sulla carta.

Invitiamo, infine, quanti hanno informazioni di prima mano a tentare un’identificazione della «casa del Signor Giani, già palazzo Dragoni» con uno degli edifici storici di Pontorme. Aspettiamo proposte!

© Elisa Boldrini

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