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Settant’anni fa, il 31 marzo 1946 gli empolesi vennero chiamati alle urne per eleggere il Consiglio comunale. Furono quelle le prime elezioni del post fascismo; e furono anche le prime, nella storia d’Italia, nelle quali votarono le donne.
Come accadde in quasi tutti i comuni con meno di 30.000 abitanti, dove si votava con un sistema elettorale di tipo maggioritario, anche a Empoli comunisti e socialisti si presentarono con una lista unitaria, il «Blocco democratico della ricostruzione», a cui si contrapponeva la lista della Democrazia cristiana.
I programmi elettorali delle due liste erano in parte simili, come era del resto ovvio, essendo per tutti l’obiettivo primario il “tornare a vivere” nella normalità. Anche se il programma del Blocco accentuava gli obbiettivi perequativi e “classisti”: insisteva sulla necessità di una riforma della finanza locale con una tassazione fortemente progressiva per reperire le risorse e rilanciare i servizi del Comune. Il primo dei quali doveva essere l’apertura di una farmacia comunale per la distribuzione diretta dei medicinai ai cittadini più poveri.
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