Una tardiva risposta alla “Presa di Saminiato” di Ippolito Neri

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Vanna Arrighi

Francesco Maria Galli Angelini, Veduta della rocca federiciana di San Miniato, San Miniato, Palazzo Comunale, Sala del Consiglio Comunale, 1928 (immagine tratta da https://museisanminiato.it/museo-del-palazzo-comunale)

Com’è noto a tutti gli Empolesi, il poema di Ippolito Neri, La presa di Saminiato, prese spunto da un episodio secondario delle guerre viscontee della fine del ‘300: il tentativo di Benedetto Mangiadori, con un manipolo di accoliti, di far ribellare San Miniato alla dominazione fiorentina, defenestrando (nel vero senso della parola) il podestà, rappresentante in loco della città dominate. Il tentativo non riuscì, anche per il pronto intervento della banda di Empoli (un reparto delle milizie popolari allora esistenti nel territorio dominato da Firenze), al comando del capitano montrappolese Cantino Cantini.

Il Neri ricamò sopra l’episodio, immaginando l’espugnazione del castello da parte degli Empolesi, accompagnati da un gregge di capre, cui erano stati legati dei lumicini alle corna, in modo che dessero l’impressione di un poderoso esercito di assedianti. L’espediente ebbe successo: i difensori sanminiatesi si arresero e gli Empolesi, a ricordo della vittoria, portarono a casa il chiavistello della porta del palazzo pubblico.

Il poema, pubblicato per la prima volta a puntate nel 1762, fu più volte ripubblicato, ma conobbe una certa fortuna soprattutto ai primi dell’Ottocento, quando si contano tre edizioni a poca distanza l’una dall’altra: 1818,1821 e 1827. Se gli Empolesi si divertivano leggendo del pur immaginario tiro mancino ai danni di San Miniato, non altrettanto si può dire degli abitanti di questa città, ove la diffusione del poema dovette suscitare un certo risentimento verso gli Empolesi. In conseguenza di questi malumori, che alla fine portarono, in sinergia con altre motivazioni di maggior spessore morale, all’abolizione dell’empolese “volo del ciuco”, colpevole di ispirarsi al poema neriano e di rinnovare ogni anno l’amarezza per lo sberleffo subito, fu incoraggiata, probabilmente nell’ambito della sanminiatese Accademia degli Euteleti, la stesura di una risposta “per le rime” all’opera del Neri.

L’idea fu raccolta dal frate domenicano Alberto Mantellini, probabilmente nel periodo in cui fu priore del convento di san Jacopo e santa Lucia a San Miniato, cioè nel 1823-27, anche se la stesura si protrasse almeno fino al 1836, come si evince da una nota a corredo della sua opera. Ne nacque un poema in 12 canti, per complessive 293 pagine, intitolato La presa d’Empoli, in cui le sorti si ribaltano e sono i Sanminiatesi a vincere ed a riportare in patria il famoso chiavistello. L’opera, che non ha niente da invidiare, almeno quanto a lunghezza, al suo modello, si propone al pari di questo, di suscitare l’ilarità ed il divertimento e di smorzare il risentimento dei Sanminiatesi. Se ne conoscono due stesure, ora conservate alla Biblioteca Medicea Laurenziana di Firenze, segnate rispettivamente “San Marco 877” eSan Marco 879”. Come la collocazione suggerisce, entrambe provengono dalla biblioteca del convento domenicano di san Marco a Firenze, ove il Mantellini rimase pressoché stabilmente dopo il 1830, in qualità di priore o con altri incarichi. Il secondo dei due esemplari è presumibilmente autografo, mentre il primo assume le sembianze di una copia a buono, allestita per la pubblicazione, che, a quanto ci consta, non avvenne. Ipotizzo che si sia esitato a pubblicare questo testo, pur esente da temi o parole sconvenienti, perché sembrò inopportuno che un religioso si cimentasse in un’opera di argomento burlesco, tardivo frutto di una stagione ormai finita da più di un secolo ed espressa in un linguaggio volutamente popolaresco per suscitare il riso dei lettori. Induce a questa ipotesi il fatto che egli “firmi” il suo poema con un nome anagrammato: “Bellinta Montelira”, espediente anch’esso in linea con la seicentesca tradizione dei poemi eroicomici (Nepo Torilli per Ippolito Neri; Perlone Zipoli per Lorenzo Lippi, etc.) che ha richiesto una certa fatica da parte mia per averne ragione e per rendere al Mantellini, personaggio piuttosto interessante, ciò che gli è dovuto.

APPENDICE

Incipit del poema:

Lo Sparapani unito a Botticello
turban la pace interna a Sanminiato
e presi e carcerati dal bargello,
il primo dal paese fu esiliato:
in Empoli sen va questo baccello
tramando insidie al punitor senato.
Questi che vuol punir quell’uomo insano
manda messi al governo empolitano

Dati biografici di Alberto Mantellini, alias Bellinta Montelira

Nato nel 1787, ordinato sacerdote dal vescovo di Fiesole nel 1808; nel 1810 lettore di arti e teologia nel convento di san Domenico di Fiesole, nel 1819-20 è a Narni, a Siena, a Roma; dal 1824 al 1827 a San Miniato, come priore del convento domenicano di sant’Jacopo e Lucia; socio corrispondente dell’Accademia degli Euteleti di S. Miniato, ove tiene una lezione “di storia patria”; dal 1830 quasi ininterrottamente nel convento di San Marco a Firenze; nel 1846 vicario generale della congregazione di san Marco; dopo il 1854 non si hanno più notizie di lui.

Opere:

1827 lezione di storia patria all’Accademia degli Euteleti di San Miniato (testo non individuato)
1834 Panegirico di mons. Torello Pierazzi vescovo di San Miniato (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, Pass. 49.13
Post 1836 La Presa di Empoli. Manoscritto in due esemplari (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana , San Marco 877 e 879)
s.d. In occasione della venuta a Samminiato di S.A.I. e R. Leopoldo II (sonetto manoscritto nell’archivio dell’Accademia degli Euteleti-di San Miniato)

Vanna Arrighi  ©riproduzione riservata

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One thought to “Una tardiva risposta alla “Presa di Saminiato” di Ippolito Neri”

  1. Molto bello il dipinto e un saluto alla dottoressa Vanna .mi piacerebbe sapere qualcosa di più sulle altre motivazioni di maggior spessore morale che portarono alla abolizione del volo del ciuco di cui sicuramente avrà dato conto in altra sede. A me interesserebbe in modo particolare la concezione degli animali in questi riti e in questo genere di letteratura . Comunque brava e brave.

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