Da Campaccio a piazza: la lunga storia di piazza della Vittoria (1° parte)

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campaccio Catasto 1820
ASFi, Catasto Generale Toscano, 1820, Empoli, sez. Najana, Bisarnella e Bocca d’Orme (part.) (fonte: Castore, Catasti storici toscani)

Qualcuno usa ancora far riferimento a piazza della Vittoria con il termine Campaccio. Con questo nome si identificava già nel Quattro-Cinquecento l’area fuori il centro storico di Empoli di fronte alla vecchia Porta Fiorentina dell’ultima cerchia muraria.

La denominazione di Campaccio rimanda chiaramente ad un campo incolto e sterrato. Le cinquecentesche carte dei Capitani di Parte lo raffigurano come un’area aperta con poche abitazioni sparse raccolte intorno alla piccola chiesa della Madonna di fuori, nucleo originario dell’attuale santuario della Madonna del Pozzo.

Come ricorda anche il canonico Ercole Figlinesi nel suo Zibaldone qui erano svolte le esecuzioni capitali: «sì impiccò e squartò fuori della Porta Fiorentina, e si fece la forcha in nel Campaccio, cioè sul Canto della strada che si va a Puntormo, cioè vicino a via Dritta» (Figlinesi n. 280). Contemporaneamente l’ampio terreno fu utilizzato come sede del mercato degli animali di grossa taglia, che per ovvi motivi igienici e di spazio non poteva tenersi all’interno del castello.

Fin dal 1561 il granduca Cosimo aveva concesso alla comunità empolese «uno prato per farci il mercato o una nuova fiera del bestiame» (Siemoni – Guerrini, Il territorio empolese nella seconda metà XVI secolo, Firenze 1987, pp. 82-83). Per questo la zona fu identificata anche come piazza del mercato dei buoi. Questa stessa destinazione d’uso è confermata pure dalla testimonianza del Chiarugi: «una Piazza […] che è dalla parte di Firenze, e fin dall’antico è stata chiamata il Campaccio, si è sempre fatto il mercato del bestiame» (V. Chiarugi, Della storia d’Empoli, a cura di M. Bini, Empoli 1984, p. 35).

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ASCE, Preunitario, Comunità, 578, Progetto per la nuova disposizione dei banchi del mercato, 1842 (part.)

Con il trasferimento del mercato cittadino da piazza della Collegiata (post 1828) al Campaccio, tutta la zona fu riorganizzata: dopo l’abbattimento di Porta Fiorentina e l’apertura di via San Carlo, proseguimento di via del Giglio attraverso le mura castellane, l’area assunse il nome di piazza San Carlo.

L’immagine tratta dal catasto granducale del 1820 visualizza il Campaccio fuori le mura e in particolare gli edifici posti lungo il lato meridionale della futura piazza (la chiesa e il palazzo Bini) da cui si snoda la Strada Regia Pisana in direzione di Firenze.

(continua)

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