LA CAPPELLA DI SAN RUFFINO

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Cominciamo oggi il nostro viaggio alla scoperta della Cappella di San Ruffino. Saranno tre gli articoli dedicati alla storia di questo edificio. Ecco il primo!

La piccola cappella di San Ruffino[1] si trova quasi totalmente inglobata nel muro di recinzione del Convento dei Cappuccini e non è certamente un edificio di rilevante importanza, ma studiando la storia della costruzione e del luogo in cui si trova, si scopre che queste mura testimoniano circostanze curiose. 

Il Convento sorge “presso la chiesa parrocchiale di S. Ruffino…”, così scrive il Lazzeri nella sua Storia d’Empoli; della chiesa originaria si hanno pochissime notizie e probabilmente è andata perduta fra il XIII e il XIV secolo. Ma l’area su cui sorgeva aveva mantenuto il toponimo di San Ruffino nel 1584 nelle Piante di popoli e strade, prodotte dai Capitani di Parte Guelfa, vi è raffigurato un piccolo edificio, forse un tabernacolo, dedicato a San Ruffino, proprio nel punto in cui il “Popolo di S. Andrea”, confinava con il “Popolo di S. Giusto”. E l’erudito Olinto Pogni, autore delle Iscrizioni di Empoli, pubblicate nel 1910, riferisce che in questo “oratorio” si trovava una iscrizione funebre datata prima metà del Cinquecento, poiché “…come a San Rocco e a San Mamante così a San Ruffino si seppelliva in tempo di peste…”. Questi luoghi di sepoltura destinati ai morti di peste di solito erano “situati vicino ad oratori … e ogni anno soleva il Capitolo di Empoli recarsi processionalmente … nella festa del santo titolare per benedire il cimitero annesso a ciascuno di essi”.

Una importante fonte documentaria sulla cappella proviene dall’archivio del convento, conservato a Firenze nella Provincia toscana dei Cappuccini ed è datata intorno al 1704. Nei Ricordi dell’allora padre guardiano Filippo Bernardi la costruzione del piccolo edificio è fatta risalire al 1630 e se ne conferma la funzione: “Attaccata alla clausura dalla parte di fuori verso l’orto, ritrovasi una piccola cappellina, dedicata in onore di S. Ruffino, coll’immagine della Vergine santissima, qual fu eretta nel 1630 allora che il contagio afflisse tanto crudelmente la povera Toscana, anzi l’Italia tutta. Quel campo intorno a detta cappelletta fu deputato dal Comune per seppellirvi tutti quelli che morivano atterrati dalla peste; et un giorno dell’anno, che pare a me sia nel mese di feb.o a gli 11, tutto il clero d’Empoli si porta alla n.ra Chiesa, e quivi cantano la Messa de’ morti, (per non essere l’altare di detta cappelletta consagrato né atto a celebrarvisi) e dopo la Messa si trasferiscono a quel campo a cantarvi il Lazerone; e tutto si fa in suffragio di quelle anime, i di cui corpi ivi giacciono sepolti. Questa cappelletta sta chiusa da cancello serrato a chiave, e ne ha cura qualche divoto secolare empolese, che volontariamente si esibisce di tempo in tempo a proseguire quella divozione: vi tengono il lume acceso tutti i sabbati dell’anno e parmi anche tutte le feste”.

Possiamo supporre invece che l’edificio esistesse già e che, durante l’edificazione del muro di recinzione del convento si sia deciso di porsi in adiacenza alla piccola cappella esistente, e che, probabilmente in occasione dell’epidemia di peste del 1630, questa sia stata riqualificata e affrescata. E forse si può ipotizzare che, nello stesso periodo, sia stato costruito anche il tabernacolo rivolto verso la chiesa, tuttora esistente, che appoggia sulla parete nord della cappella, che, come testimoniano tracce di pittura ormai poco leggibili, era originariamente affrescato.

Il Comune già dal secolo precedente seppelliva i morti di peste nei terreni limitrofi all’oratorio, in cui si benedivano le salme delle persone decedute per l’epidemia e se ne celebrava il ricordo, e quindi doveva necessariamente avere un accesso esterno alla clausura. Gli affreschi presenti sulla volta e sulle pareti interne della cappella testimoniano cura ed attenzione alla funzione svolta dall’edificio e meritano ulteriori ricerche e studi approfonditi da parte degli storici dell’arte.

Elena Mostardini

(1-continua)


[1] Sull’argomento cfr. C. Pagliai, Studio sull’antica cappella di S. Ruffillo in Pantaneto presso il convento dei Cappuccini in località Corniola in Empoli (Fi), in «Il Geometra», n. 4, aprile 2004, pp. 16-20; M. Ristori, E. Tofanelli, Santo Ruffilio in Pantaneto, «Il segno di Empoli», n. 85 (2011), pp.7-9; L. Melani, I padri Cappuccini, chiesa di San Giovanni Battista in via Salaiola a Empoli e cimitero adiacente, in «Il segno d’Empoli», a. 26, n. 98, 2015, pp. 18-20.

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