Le porte degli antichi circuiti murari

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G. Vasari, Veduta della ‘terra murata’ di Empoli, Firenze, Palazzo Vecchio

La ‘terra murata’ di Empoli, sin dalla sua fondazione, è stata protetta da un circuito murario che è stato ricostruito e ampliato più volte nel corso dei secoli. L’entrata e l’uscita dal castrum empolese era garantita da una serie di porte, di cui – come sappiamo – è sopravvissuta, seppur molto danneggiata, soltanto Porta Pisana. Le fonti documentarie consultate hanno permesso di rintracciare numerosi odonimi relativi alle perdute porte delle diverse cerchie murarie che nel tempo hanno circoscritto il centro cittadino: nel passato in mancanza di un definito apparato odonomastico istituzionale, l’individuazione di un luogo o la collocazione di una proprietà era legata, infatti, alla presenza o prossimità di elementi caratterizzanti il tessuto urbano, tra cui – appunto – le porte cittadine.

Le portate del catasto del 1427 (ASFi, Catasto 91 e 184) e del 1480 (ASFi, Catasto 1028) attestano una via della o ruga della Porta al Noce da identificare con la porta settentrionale del tracciato occidentale della seconda cerchia muraria, poi torre degli Alessandri (V. Chiarugi, Della storia d’Empoli, a cura di M. Bini, Empoli, 1984, p. 44: «l’altra porta che è verso settentrione in faccia all’occidente, oggi Torrione degli Alessandri ed al termine di via del Giglio, era chiamata la Porta al Noce»).

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Ricostruzione del tracciato della terza cerchia, XV-XVI sec. (da Empoli Archimedia, Empoli 2001)

Numerosi sono i dubbi, non chiariti dalla documentazione disponibile, relativi all’esatta localizzazione del toponimo luogo detto Porta alle Solaie all’interno del castello di Empoli. Un contratto trecentesco rogato dal notaio Giotto del fu Giunta da Empoli identifica Porta alle Solaie con la Porta dello Spedale (ASFi, Diplomatico Marchi, 19 novembre 1341) mentre l’estimo del 1412 (ASFi, Estimo 250 II parte) registra un canto alle Solaie e una via delle Solaie, forse identificabile con via del Giglio, per la vicinanza di alcuni immobili alla pieve e all’albergo del Giglio. I dati tratti dalle fonti quattrocentesche, in particolar modo il catasto del 1427 (ASFi, Catasto 91 e 184), parrebbero dunque confermare quanto ipotizzato da Guerrini per il quale «almeno dal XIII secolo al XV la via del Giglio si chiamava via di Solaia» (L. Guerrini, Empoli dalla peste del 1523-26 a quella del 1631, Firenze 1990, p. 11). Incerta anche l’etimologia del termine forse riferibile ad una zona soleggiata.

Le fonti tre-quattrocentesche registrano anche un luogo detto Porta allo Spedale: Si trattava dell’area intorno ad una delle due porte trecentesche delle mura occidentali del castello empolese, quella posta all’inizio della via Maestra, poi Fiorentina (odierna Giuseppe del Papa). La porta doveva la sua denominazione alla vicina presenza dello Spedale di S. Andrea. Un contratto rogato a Empoli nel 1341 la identifica anche come Porta alle Solaie (ASFi, Diplomatico Marchi, 19 novembre 1341: «Porta alle Solaie detta anche Porta dello Spedale»). Si veda anche Chiarugi, Della storia, cit.: «al termine della via Ferdinanda […] dicevasi anticamente la Porta dello Spedale» p. 44.
Troviamo poi una via della Porta ad Arno o d’Arno (1412; 1427; 1480; 1649; 1710; 1759; 1776.), nei pressi della Porta sul tratto settentrionale delle mura della penultima e ultima cerchia del castello, detta appunto d’Arno per la sua vicinanza alla riva del fiume. La porta fu abbattuta nel 1828.
Le fonti attestano poi un luogo detto (1427; 1480; ASCE, Preunitario, Comunità 80, Imposizione della fogna, 1649: ASCE, Preunitario, Comunità 80, «Descrizione della fogna dietro le monache di S. Domenico …» 1710; ASCE, Preunitario, Comunità 80 «Descrizione delle case sottoposte all’imposizione della fogna…» 1759; ASFi, Decima granducale 5753-5755, 1776) e via della [1412; 1820; 1776: Via della Porta Fiorentina registrata tra i confinanti delle due case di Mariano Rosetti poste in via degli Asini (5755 c. 1065v.)] Porta Fiorentina, denominazione con cui era identificata sia una delle due porte della cerchia trecentesca che l’unica porta quattrocentesca sul tracciato orientale delle mura. Fu abbattuta nei primi anni ’30 dell’Ottocento, dando il via alla riqualificazione dell’antistante piazzale del Campaccio.
Nelle portate della Decima del 1776 [1776: Giovanni Maria Beccastrini: «via del Toro una casa» (5754 c. 874v.)] è registrata una via del Toro che sembra rimandare all’antica Porta al Toro della seconda cerchia di mura del castello empolese (Chiarugi, Della storia, cit., p. 44: «La terza Porta o Torrione […] si trova descritto alle Decime insieme con una casa, che dicesi posta nel terreno del Toro, seppure non si doveva scrivere Torrione del Toro»). Nella stessa Decima rimane traccia di questo nome relativamente ad una «casa con suo orto e più un torrione ad uso di colombaia terrazzo sotto a detta colombaia e con altra stanza sotto detto terrazzo con tutte sue appartenenze» posta in «luogo detto al terreno del Toro» di proprietà Romagnoli con affaccio su via del Giglio (5753 c. 390v).
All’interno del castello empolese è ricordato un luogo detto alla Torre nuova dove Giovanni Tici (1412) risulta proprietario di «una casa alla Torre Nuova». È forse ipotizzabile un qualche legame con la Porta Nuova, una delle due porte, insieme a Porta Fiorentina, del tracciato orientale della seconda cerchia muraria.
È registrato pure un luogo detto Porta al Palagio con la relativa via. Il luogo era probabilmente coincidente con una delle porte di accesso al castello di Empoli, ma mancano dati per una sicura identificazione (1427; 1480: «Antonio di Bartolomeo casa Porta al Palagio).
Infine, abbiamo una via di Porta a Monterappoli in corrispondenza della porta sul tratto meridionale dell’ultima cerchia muraria del castello empolese dalla quale si dipartiva la strada che conduceva all’abitato di Monterappoli (ASFi, Decima granducale 5173-5176, 1536: Piero di Mariano Caponi: «casa via di porta a Monterappoli»). La porta era detta anche Porta dei Cappuccini, poiché appena fuori la porta aveva inizio la via che, ricalcando il tracciato del tratto finale della Salaiola, conduceva al convento dei frati Cappuccini di S. Giovanni, sorto nel 1607 in località Pantaneto (1776) oppure Porta Giudea perché vicina al quartiere abitato tradizionalmente da famiglie di origine ebraica, che si estendeva tra via del Pesco, via delle Conce e la via Giudea, attuale via Ridolfi (1759; 1710; 1776). Fu la prima porta ad essere abbattuta (1827).

Elisa Boldrini © riproduzione riservata

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