Alle origini della fotografia. Studi fotografici a Empoli tra XIX e XX secolo. Parisio Cantini (2° parte)

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cantini via roma
Empoli. Via Giovanni da Empoli. Ed. F.lli Cioni e P. Cantini – Empoli 8902 (coll. P. Lari)

 

Dopo una lunga pausa ritorniamo a seguire le vicende del fotografo empolese Parisio Cantini.

Con l’apertura del punto vendita di via Curtatone e Montanara l’attività di Cantini si indirizza alla vendita di materiali per la fotografia, pubblicizzata anche su riviste specializzate, e la gestione dello studio fotografico con l’aiuto di “provetti operatori assunti a tale scopo da altri rinomati stabilimenti fotografici”. Nel corso del 1910 Cantini è alla ricerca di apprendisti, in particolare di un “provetto stampatore al bromuro”.

Lo stesso anno il fotografo pubblica il suo primo catalogo di vendita di articoli fotografici, recensito nel «Bullettino» della Società Fotografica Italiana e stampato in 15.000 copie, cui farà rapidamente seguito un supplemento nel marzo 1911. Questo secondo catalogo, di ben 80 pagine, di cui si conserva una copia presso la Biblioteca Marucelliana di Firenze, presenta un’ampia e interessante rassegna dei prodotti commercializzati dal Cantini: carte fotografiche delle migliori marche in circolazione (Étoile, Bayer e Tensi, Gevaert) ed, in particolare, la carta al citrato d’argento prodotta dal Cantini in vari colori, formati e tipologie di superfici, accompagnata dalle formule per il suo trattamento; materiali da ripresa come le lastre Cappelli, Jougla, Lumière, Tensi, le economiche Elsa, in vari gradi di sensibilità, le nuove pellicole a rullo Kodak e anche lastre per radiografie; le soluzioni per lo sviluppo professionale ed amatoriale e cartoncini e pass-partout per il montaggio delle foto; obiettivi e apparecchi da ripresa, in particolare macchine portatili per dilettanti ma anche alcune macchine da posa per gli studi professionali e macchine stereoscopiche.

Nel contempo Cantini promuove un concorso fotografico da tenersi in occasione dell’annuale fiera di settembre, evento di grande richiamo della cittadina empolese.

Sull’esempio di grandi case fotografiche, come Alinari, e di ditte produttrici di materiali fotografici (Cappelli, La Luminosa, ecc), Cantini pubblicizza il concorso sulle pagine di riviste specializzate e periodici locali («Il piccolo corriere del Valdarno e della Valdelsa» del 28 maggio 1911, p. 2; «Bullettino» della Società Fotografica Italiana, disp. 6, giugno 1911, p. 188).

Secondo quanto definito dal regolamento, la partecipazione al concorso era limitata ai dilettanti residenti in Empoli e nel circondario di San Miniato, di cui la cittadina era parte, nelle due categorie della “fotografia artistica di paesaggio” e dei “ritratti e soggetti artistici dal vero”. La giuria avrebbe valutato le foto in concorso sulla base della qualità tecnica, la “buona riuscita del lavoro come negativo e come prova (…) dell’eleganza e proprietà con cui il lavoro sarà stampato e montato, dell’importanza del formato”, e il contenuto creativo, il “concetto artistico a cui si sarà ispirato l’autore”. Il regolamento prevedeva che, al termine della mostra allestita per l’occasione, la ditta Cantini si riservasse il “diritto di proprietà e riproduzione” delle foto premiate, sull’esempio dei concorsi tematici promossi da Vittorio Alinari. Nell’organizzazione del concorso possiamo leggere il tentativo di Parisio Cantini di prendere contatto con un mercato potenzialmente di massa quale era quello interessato alle riproduzioni, destinate sia all’arredamento che alle cartoline illustrate. Va poi aggiunto che tramite questa iniziativa Cantini consolidava la propria presenza nel settore della fornitura di materiali per la fotografia, non solo a livello locale, e si proponeva come interlocutore di primo piano della vita culturale empolese, come attestano anche i plaudenti ed encomiastici articoli pubblicati su «Il piccolo», dove si loda il concorso come cosa che “accrescerà lustro e decoro alla nostra industriosa città”. Un articolo de «Il piccolo» firmato da Ferruccio Ferrosi presenta Cantini quale disinteressato promotore della “benefica passione” della fotografia, “divertimento utile” e “passatempo” presso i dilettanti che diverranno così consapevoli che “con uno scatto d’obiettivo si può fermare l’incalzare pauroso del tempo” così che “l’arte ha vinto quasi la natura”. Ma purtroppo l’iniziativa non ha gli esiti sperati: dopo un primo rinvio del concorso non si hanno più notizie.

(Continua)

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