Il tributo empolese all’impresa coloniale italiana: Via Tripoli

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Uno scorcio del tratto meridionale di via Tripoli, 2008 (ASCE)
Uno scorcio del tratto meridionale di via Tripoli, 2008 (ASCE)

Lo studio della toponomastica empolese offre continue occasioni per rileggere la storia non solo locale ma più spesso – come abbiamo già avuto modo di constatare – anche nazionale. La parallela consultazione delle carte d’archivio permette di cogliere il contesto in cui sono maturate le scelte in materia di odonomastica. Esemplare in questo senso anche il caso di via Tripoli.

Fin dal giugno 1909 l’amministrazione comunale di Empoli aveva progettato un piano edilizio di ampliamento della parte orientale del paese nella zona compresa tra la linea ferroviaria e la via provinciale fiorentina, sui terreni di proprietà dei fratelli Angiolo e Antonio Vannucci. Il progetto urbanistico prevedeva la creazione di un quartiere residenziale e industriale imperniato sul prolungamento, in direzione di Firenze, di via Giovanni da Empoli. La prima area ad essere interessata da questo nuovo piano di sviluppo fu quella compresa tra via Ricasoli, via Curtatone, via Giovanni da Empoli e la futura via Tripoli, dove – data la vicinanza con l’infrastruttura ferroviaria – si concentrerà l’attività industriale empolese, in particolar modo quella legata al vetro. Qui, infatti, avranno sede la Società Vetraria Empolese, poi Vitrum, recentemente demolita, la Vetreria Busoni, la Vetreria Nannelli, con la vicina ditta di vestizione, la Vetrerie Riunite, tutte specializzate nella produzione di fiaschi, damigiane e articoli di bufferia.

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Piano di ampliamento del Paese di Empoli nei terreni di proprietà dei Sig. F.lli Vannucci, Asce, Postunitario, Cat. X, 1912.

La denominazione di via Tripoli da attribuire alla nuova «via parallela a Via Curtatone e Montanara» fu proposta nel corso della seduta straordinaria del consiglio comunale del 16 giugno 1913 [ASCE, Postunitario, 3/283, cat. 10 cl. 1 fasc. 16 (1913)], mozione intorno alla quale nacque una ‘breve discussione’ generata dalla replica del consigliere e capogruppo socialista Raffello Busoni che suggeriva di intitolare la via a Guglielmo Marconi.
L’amministrazione comunale, guidata dal sindaco Gino Del Vivo, intendeva onorare la vittoria dell’Italia nella guerra contro l’impero ottomano, conclusasi nell’ottobre del 1912 con il riconoscimento della sovranità italiana sulla Tripolitania e la Cirenaica, territori dell’odierna Libia. A tale proposta si oppose, appunto, il Busoni (1878-1957), figura di spicco del movimento socialista empolese, fondatore, nonché segretario e presidente della locale Casa del Popolo, già protagonista, negli anni 1911-1912, di un’accesa campagna antimilitarista. Il dirigente socialista era riuscito, infatti, a farsi interprete del malessere delle classi popolari fortemente avverse alla guerra: in occasione di cortei e manifestazioni pubbliche Busoni dette voce alla protesta contro il caroviveri e contemporaneamente espresse una ferma condanna dell’avventura coloniale italiana (M. Carrai, A Empoli da cent’anni. La Camera del Lavoro di Empoli, 1901-2001, Roma 2002, p. 38). Forte delle sue posizioni antimilitariste Busoni non poté, dunque, sostenere la proposta di intitolazione della strada alla città libica, simbolo del colonialismo dell’Italia giolittiana. L’idea alternativa di intitolare la via a Guglielmo Marconi metteva al riparo da ogni tentativo di avallo della politica bellica nazionale e mirava al tempo stesso a celebrare un’eccellenza italiana. Nel 1909, a soli 35 anni, lo scienziato fu il primo italiano a vincere il premio Nobel per la fisica in virtù dei suoi studi nel campo delle trasmissioni telegrafiche senza fili che gli procurarono, tra l’altro, importanti riconoscimenti e prestigio internazionali.

La proposta della Giunta comunale fu approvata con 19 voti favorevoli e 2 contrari: anche attraverso il nome di una via la classe dirigente empolese si era schierata a fianco della politica del governo.

Elisa Boldrini©riproduzione riservata

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