La Grande Guerra in una piccola città. Empoli durante la prima guerra mondiale (1°parte) – D. Lovito

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ASCE, Postunitario, Carteggio, 1914, cat. 8

ll 24 maggio 1915 l’Italia entrava in guerra contro gli Imperi centrali, gettandosi nella Prima Guerra Mondiale dieci mesi dopo l’inizio delle ostilità in Europa

Perché parlare della Grande Guerra in relazione ad una realtà territoriale specifica, circoscritta e «lontana dal fronte» come quella di Empoli?

Perché quella che si consumò fu «una guerra smisurata, radicalmente nuova», la prima, vera guerra industrializzata, ipertecnologica e di massa; una guerra che segnò una cesura storica profonda, capace di modificare violentemente le strutture sociali e politiche vigenti e di accelerare processi già avviati in precedenza; una guerra «totale», che, oltre a milioni di soldati, travolse nel suo turbine ogni settore della società civile, chiamando tutti i cittadini a contribuire, come retroguardia degli eserciti al fronte, all’efficace funzionamento della macchina bellica messa in moto dagli Stati coinvolti nel conflitto. Anche Empoli, dunque, come tutte le città italiane, fu costretta a mobilitarsi. Già lo scoppio del conflitto europeo nell’estate del 1914 aveva contribuito a mutare il quadro economico-sociale e culturale empolese e ad acuire le tensioni locali già esistenti tra una classe dirigente liberale, abile nel far coincidere nelle proprie mani il potere economico con quello amministrativo, e una classe lavoratrice, politicamente imperniata in maggior misura sul Partito socialista e organizzata in una vivace trama associativa. Durante i dieci mesi di neutralità, il confronto/scontro tra queste due parti crebbe di pari passo con l’evolversi del dibattito sulla possibilità d’intervento italiano, dibattito di cui resta testimonianza sulle pagine de «Il Piccolo Corriere del Valdarno e della Valdelsa», filogovernativo e, quindi, possibilista sull’intervento, e sul periodico socialista «Vita Nuova», fermamente antimilitarista.

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ASCE, Postunitario, Carteggio, 1914, cat. 8: istituti e stabilimenti industriali presenti sul territorio empolese al momento dell’entrata in guerra

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Che il sentimento degli empolesi e degli abitanti dei comuni limitrofi fosse in maggioranza ostile ad un eventuale ingresso in guerra lo dimostrarono le manifestazioni popolari di protesta contro i primi richiami alle armi dei giovani della zona. Come vedremo in uno dei prossimi articoli, le dimostrazioni più importanti ebbero luogo a Empoli tra il 20-21 aprile 1915 ed ebbero come protagoniste principali le donne, prevalentemente madri, mogli e sorelle dei richiamati, che assieme ad altre centinaia di manifestanti riuscirono temporaneamente a bloccare la partenza dei treni destinati a spedire sui fronti di guerra i propri cari e numerosi altri concittadini.

Ma il cammino dell’Italia verso il conflitto era ormai segnato e il 23 maggio 1915 giunse a compimento. L’intero paese dovette dunque essere preparato a sostenere l’emergenza bellica e in tutte le città sorsero comitati deputati all’organizzazione della mobilitazione civile. Anche a Empoli, dunque, venne costituito un “Comitato cittadino di Preparazione e Assistenza civile”, presieduto dal Sindaco Adolfo Figlinesi e prevalentemente composto dai notabili del luogo. Per tutto il periodo di guerra, le sei commissioni che componevano tale organismo si occuparono dell’assistenza alle famiglie dei richiamati alle armi, della tutela dell’infanzia (asili, ricoveri, orfanotrofi), del ricovero e dell’assistenza degli anziani e degli inabili al lavoro, dell’avviamento al lavoro, del soccorso ai soldati di passaggio che erano feriti o malati, della corrispondenza tra soldati e famiglie e, dopo lo sfondamento delle linee italiane a Caporetto (24 ottobre 1917), dell’accoglienza e dell’assistenza dei profughi veneti e friulani.

Nei prossimi post vedremo più nel dettaglio in che modo Empoli e gli empolesi contribuirono in trincea e sul «fronte interno» a supportare una guerra dai più non desiderata.

 

Daniele Lovito©riproduzione riservata

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