Quando a Empoli si leggeva la poesia oscena (malgrado la censura)

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Burchiello1A volte le ricerche svolte in archivio, a diretto contatto con i documenti, riservano sorprese. È quanto successo con il ritrovamento, all’interno delle carte delle cause criminali del podestà di Empoli nel 1597, di un foglio a stampa su cui sono riportate alcune poesie del Burchiello. Il documento faceva parte di una raccolta (riporta infatti anche un indice generale) ed è stato inserito nella filza degli atti processuali prima ancora del frontespizio.

Il Burchiello, poeta famoso per le sue poesie giocose e oscene, a volte in apparenza nonsense perché composte “alla burchia” (ovvero a casaccio), ha certamente un legame con Empoli. Non è raro infatti trovare, nei suoi sonetti, precisi riferimenti alla nostra città e ai suoi abitanti, così come al territorio circostante. Uno dei soggetti preferiti, a esempio, è il Montalbano che viene paragonato per burla dal poeta con il Montauban della Francia, luogo di origine del prode cavaliere Rinaldo protagonista di canzoni di gesta e romanzi cavallereschi.

A far stupire non è tanto il successo del Burchiello a circa 150 anni dal decesso (morì infatti nel 1449) ma la sua diffusione malgrado la censura. Tra 1574 e 1580, infatti, le opere considerate contrarie alla morale cristiana, perché per esempio piene di parole e significati osceni, vennero inserite all’interno del famigerato Indice dei Libri Proibiti. Tra gli autori vietati compariva anche il Burchiello e non è difficile, leggendo le poesie riportate nel documento, capire il perché (guardate il sonetto che inizia con “Io ho inteso che hai facto una steccata”).

Nonostante il divieto, tuttavia, sembra proprio che questo tipo di poesia, di stampo popolaresco e quindi piena di riferimenti all’ambito materiale e alle numerose e variegate funzioni corporali, fosse letta ancora dagli empolesi, in barba ai dettami dell’Indice. Proprio la stampa era lo strumento più temuto dalla censura, perché permetteva la circolazione e la fruizione rapida di informazioni e testi di vario genere da parte della popolazione: era, insomma, l’internet dell’epoca!

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