Il Palio empolese

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Quando a Empoli (e non solo a Siena) si correva il palio

J. Callot, Veduta delle chiese sul Prato colla corsa de Barberi, incisione XVII sec, in G. Trotta, Il Prato d’Ognissanti a Firenze: genesi e trasformazione di uno spazio urbano, Firenze 1988

Ai giorni nostri, la “città del palio” per antonomasia è indubitabilmente Siena, poiché è l’unico luogo dove l’antica corsa dei cavalli venga ancora effettuata nelle modalità tradizionali. Nei secoli passati tuttavia si correvano palii in tutte le città toscane, sia piccole che grandi. Si definiva “palio” qualsiasi corsa di cavalli, anzi qualsiasi gara che avesse in palio (per l’appunto!) un trofeo consistente in un drappo di stoffa pregiata (dal latino pallium = velo). Per questo motivi esistevano il palio dei navicelli, quello dei cocchi e quello degli asini, ma nella maggior parte dei casi si facevano correre dei cavalli, anzi dei “barberi” (corruzione di berberi, con riferimento ad una particolare razza di cavalli). Esistevano due tipi di palio, inteso nel senso più ristretto di corsa di cavalli: il palio “alla lunga”, con percorso rettilineo, e quello “alla Tonda”, con percorso circolare lungo il perimetro di una piazza o di uno slargo fuori dal centro cittadino. Il palio empolese fu per tutto il ‘700, secolo per il quale è costantemente documentato, quasi sempre “alla lunga” e disputato costantemente lungo lo stesso percorso di Km. 1,300, compresi fra il punto di partenza, il ponte sul rio dei Cappuccini ed il traguardo fissato al magazzino del sale (all’angolo fra le odierne via Chiara e via Ridolfi). Leggi tutto

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